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statutomod@yahoo.itOggi lasciamo lo spazio al bellissimo articolo sul concerto degli Who a Verona del giugno scorso scritto da Pippo di Siena, agli altri risponderò in privato e sul diario di domani.
"THE WHO LIVE 2007, Arena di Verona 11-06-2007 di Pippo di Siena
Sono a Verona con due amici (Jack e il Vigni convinti a forza 10 giorni prima) a vedere gli Who che suonano all’Arena. Ho comprato il biglietto non appena è iniziata la prevendita e quando questo mi è arrivato a casa ho pianto dalla gioia.
Gli Who sono il gruppo della mia vita, sono tutto quello che mi viene in mente se penso al concetto stesso di ROCK.
Dopo il classico viaggio (Siena – Firenze in autobus e poi Firenze – Verona in treno) dove dici di tutto tranne che cose serie arriviamo nella splendida città veneta e, lasciato bagagli e altro nella stanza che avevamo prenotato (vicinissima all’Arena), verso le 17 (dopo aver fatto un po’ i turisti per le bellezze cittadine) mi sono avviato coi miei amici alle transenne di uno dei tanti cancelli (il 15 mi sembra…), il banchetto del merchandising ufficiale è pieno di bella roba: t-shirt, polo, camicie, poster, tazze, penne ecc… ma la bella roba ha un prezzo un tantino inaccessibile per le nostre tasche.
Parliamo coi miei amici su dove sistemarci nella gradinata libera, siamo proprio in prima fila alle transenne quindi l’idea è di scendere fino alla sbarra della gradinata numerata e di stare dalla parte di Pete per poterlo tempestare (insieme a Roger chiaramente) di foto e video.
L’atmosfera è bella, è bello essere fan degli Who perché sai di far parte di un certo tipo di élite e diventi amico subito di un sacco di gente. Sono le 18:30 e il cuore mi batte forte, fra poco vedrò gli idoli di una vita!
Verso le 19:10 un ragazzo dell’organizzazione (riconoscibile dal vistoso badge al collo) si avvicina alla nostra transenna e comincia a distribuire dei braccialetti verde fluorescente a chi li richiede, ignaro di tutto ne chiedo 3 e dopo pochi secondi la scorta di braccialetti è già finita.
Il ragazzo sale i gradoni del nostro cancello e chiede a tutti (e lì eravamo già centinaia) di fare silenzio. Ci dice: "Chi di voi ha il braccialetto alzi la mano." Noi eseguiamo e lui: "Bene, appena entrati scendete giù in platea, dopo aver fatto controllare il braccialetto agli organizzatori potete entrare nello spazio fra la platea e il palco. Lo abbiamo riservato solo per un limitato numero di voi."
Subito una strana euforia pervade gli animi dei fortunati, c’è chi esulta, chi piange, chi mi ringrazia (i miei amici) e chi maledice gli dei.
Appena i cancelli si aprono inizio a correre, faccio vedere il biglietto in una manciata di secondi e mi ritrovo nel bellissimo scenario dell’Arena. Con un rapido colpo d’occhio cerco il corridoio preparato per noi "Signori dei Braccialetti" e in un nanosecondo sono proprio sotto il palco, in piedi davanti all’asta "microfonale" di Rog. Siamo neanche 70 in questo Pit da privilegiati. A chi arriva viene tributata una standing ovation e anche se non ci siamo mai visti prima sembra che in quei 40 metri quadrati ci conosciamo da una vita.
Aspettiamo il gruppo spalla, guardiamo spesso in platea per vedere qualche faccia nota, Jack mi segnala l’immenso Carlo Verdone, lo salutiamo e veniamo calorosamente ricambiati, sembra di essere in paradiso. Noto anche Paolo Liguori ma non sento il bisogno di salutarlo calorosamente…
Il gruppo spalla è una brutta copia in chiave moderna dei Blue Cheer, bravi non c’è che dire ma tutti chiediamo loro di sbrigarsi perché per molti si avvicina il momento di una vita.
Sono le 21:20, le luci si spengono, l’enorme schermo che sovrasta il palco ci mostra 3 target della R.A.F., quelli amati dai mods di tutto il mondo (e pure da me), il cuore mi balla e eccoli…pian piano passa Pete e poi Roger con una tazzona fumante in mano…sto sognando, gli Who a 2 metri da me…e Jack convinto che Pete sia identico al compianto Philippe Noiret. C’è solo il tempo per esultare in 13.000 e accendere la fotocamera con ben 2 giga di scheda per filmati in alta qualità. Rabbit è dietro la sua splendida pianola, Zak al suo posto con due belle cassone roboanti, Pino un po’ in disparte con un bellissimo basso rosso, accanto a lui Townshend Jr. con una Fender per "dare una mano". Pete imbraccia la sua Stratocaster (quanto vorrei che avesse la Gibson SG), dopo pochi secondi parte "I Can’t Explain" e sono la persona più felice del mondo, cantiamo a squarciagola saltiamo e nel mio caso piangiamo di gioia. Il microfono di Roger vola, Pete è un tornado, Zak, Simon, Rabbit e il buon Pino fanno la loro parte ma i miei occhi sono solo per loro due. Il più grande cantante e il più geniale chitarrista della storia del Rock sono lì e devo godermeli al massimo…Arriva "The Seeker" una delle mie preferite, siamo in meno a cantarla nel nostro gruppo di baciati dalla sorte ma è una goduria e non sto più nella pelle…E’ la volta di "Substitute" e filmati da "Quadrophenia" invadono l’Arena, canto a più non posso e la voce mi è già sparita. Finita "Substitute" l’energumeno della sicurezza che ho davanti mi intima (non solo a me anche agli altri) di spegnere la fotocamera - già in precedenza era vietato il flash e ne avevano fatto le spese 3 privilegiati - con sommo dispiacere devo riprendere "Fragments" (a mio avviso stupenda e grandioso Roger) e "Who Are You" col telefonino…"Who Are You" è un tripudio, la cantano tutti e ormai sembra di stare a Woodstock. Il tripudio però viene anche dal cielo…l’acqua cade violenta e a vento, Pete, già fradicio, si stupisce della sua doccia e non può far altro che rifugiarsi con gli altri nel Backstage. 13.000 fan, 13.000 eroi iniziano allora la loro Via Crucis per il concerto della loro vita.
Nonostante sia un cattolico praticante bestemmio più di un turco, ho una rabbia addosso che potrei far crollare l’Arena. Sono fradicio ma resto al mio posto, sono solo, tutti gli altri sono corsi nei meandri dell’Arena, molti sono nelle gradinate coperti alla meglio. Piove come dio la manda e sconsolato alla fine entro negli avercoli areniani pure io…Le bestemmie inondano i cunicoli più della stessa acqua, c’è chi si asciuga e chi cerca di capire, io non voglio sapere più niente. Passano più di 40 minuti, non apro bocca. Il Vigni è preoccupato, nel vedermi muto sa quanta delusione e quanta rabbia covi dentro. Sia lui che Jack sono grandi appassionati degli Who ma sanno che per me è diverso, io sono stato accompagnato nella vita dal quartetto londinese, non possono bastarmi 5 canzoni…
Le voci di corridoio (sarebbe più corretto di cunicolo) cominciano a intasare le teste di tutti, chi dice che il concerto è sospeso, chi dice che lo faranno il giorno dopo e chi successivamente ricomincia a tirare in ballo Maria Vergine e Santa Romana Madre Chiesa.
Sembra che stia spiovendo (in realtà piove come o più di prima ma senza vento) e piano piano usciamo dagli angusti avercoli dell’Arena.
I solerti tecnici spazzano il palco, si cerca di asciugare il più possibile. Nel nostro spazio privilegiato siamo di più ma le "guardie" pescano comunque gli sprovvisti del braccialetto…cosa gliene importerà in questa situazione non è lecito sapere.
I nostri tornano sul palco, siamo sempre qui li aspettiamo, ce li godremo anche con il diluvio universale. Inizia "Behind Blue Eyes" il tripudio riparte ma dopo 38 secondi il buon vecchio Daltrey perde la nota staccando male e bruciando la sua voce che diventa tristemente cavernosa e sinistra…capiamo subito cosa è successo e la tiritela di bestemmie riparte come e forse più di prima. La fortuna che ci aveva baciato facendoci entrare nel Pit sotto al palco si stava rivoltando come un calzino sporco. Sentiamo Rog dire "I’m fucked" e il terrore invade i nostri cuori. Pete cerca di farlo ragionare ma non ci riesce e scappano entrambi dietro il set…come mi sento male.
Dopo 10 minuti ecco Pete con un accompagnatore, è italiano e traduce (anche se ci sarebbe poco bisogno) le parole di Townshend. Roger è andato, il concerto è finito ma forse…ci dice di aspettare solo qualche minuto. Passano altri 10 minuti e sembrano 10 anni sotto quella maledetta e immonda pioggia schifosa. Rientrano, Roger con una tazza ancor più grande della prima. Si scusa del comportamento di prima e dice che darà tutto quel poco che ha ancora, non possiamo non aiutarlo, è il nostro gladiatore, il biondone con frange che infiammava Leeds. Pete da il via a "Let’s See Action" e noi con tutte le forze che abbiamo sorreggiamo la povera voce di Roger. Con rapidi sguardi nei nostri occhi, sguardi negli occhi di chi neanche sappiamo come si chiama ma che è complice di quello che non è un concerto ma un evento, contribuiamo a costruirci il nostro concerto. Townshend è epico come uno spartano, prende il leggio per poter intervenire nelle parti inarrivabili dall’esausta ugola di Roger e noi con lui svisceriamo il cervello per poterci ricordare ogni parola delle nostre canzoni preferite. Applaudiamo convinti e inneggiamo a Roger ogni secondo. E’ la volta di una splendida "Eminence Front", chiaramente canta Pete e l’esito è davvero ottimo, la canzone scivola via potente e decisa. Si spera che in questi minuti Roger possa recuperare un po’ di smalto…La pioggia continua a martellarci il corpo ma ormai siamo più resistenti di Noè.
Neanche il tempo di fiatare che inizia la splendida "Riley", un Roger mai domo si arrampica dove può per rendere decente l’esecuzione e il grande Pete lo sostiene in ogni momento con la sua immensa classe. Chi mi sta attorno "vive" in maniera minore questa canzone, a me è sempre piaciuta tantissimo. Dopo poco Pete ci urla che il "Magic Bus" è suo e la canzone riempie l’animo di tutti gli spettatori, Roger arranca, appare stremato, Pete è una furia e ci fa divertire. Finita questa splendida song non c’è il tempo di commentare che subito parte il famoso loop di "Baba O’Riley" e l’ovazione di tutti è meravigliosa. Con sforzi incredibili, il grande Rog ci urla "Teenage Wasteland" addosso e ho quasi paura di svenire dalla felicità…
Siamo zuppi ma felici, troppo felici. Arriviamo estasiati a "Pinball Wizard" e decido che devo avere una testimonianza migliore per questa storica canzone, mi alzo su un gradone e riprendo Pete con la mia fedele Nikon fregandomene se i buttafuori me la faranno ingoiare. Pete è semplicemente meraviglioso, Roger sembra avere recuperato un minimo di voce e dietro di loro scorre veloce una pallina da flipper. Che bello, stiamo godendo (senza John e Keith si intende) come godevano a Woodstock…Le lacrime solcano il mio viso ed ecco che Pete inizia a cantare "The Kids Are Allright", nuovamente i mods campeggiano nel maxischermo e con l’ultimo filo di voce in corpo cerco di accompagnare Pete in questa versione strabiliante di quasi 10 minuti. Pete è davvero il più grande chitarrista di tutti i tempi. I nostri miti ci regalano un’imponente "The Real Me" sulla quale Pino dimostra di poter seguire abbastanza bene quella incredibile linea di basso che Entwistle rendeva unica.
Mi guardo intorno e abbiamo tutti il volto di chi sa di vivere qualcosa di incredibile.
Poi…ci siamo, Pete guarda velocemente Zack e da il via a quella che per me è la canzone più bella di sempre. "My Generation" atterra a Verona più fragorosa dei fulmini che ci accompagnano da ore, sono tutto un fremito, canto, urlo, abbraccio chi ho vicino, piango. Vorrei che tutto questo non finisse mai, mi spello le mani a forza di applaudire. Spero proprio di morire prima di diventare vecchio ma già ora so che sono a posto, dopo aver sentito questa canzone non mi manca molto per completare la mia esperienza di vita…
Esultiamo in un estasi di gioia. Qualcuno storce il naso per come Pino realizza l’assolo di basso, c’è poco da obiettare secondo me, come lo faceva The Ox non riusirà mai a nessuno. E’ mezzanotte, ci attende un altro pezzo di "Who’s Next", "Won’t Get Fooled Again" ci riempie le orecchie, cantiamo tutti adesso, dobbiamo accompagnare Roger che prima di dirci che i boss nuovi sono uguali ai boss vecchi deve urlare al cielo tutta la sua rabbia. E ce la fa, con una carica soprannaturale e aliena scuote le antiche mura dell’Arena con l’urlo più famoso del Rock e diciamocelo, un po’ di merito ce l’abbiamo anche noi.
Il concerto finisce, i nostri miti si abbracciano, si inchinano e ci salutano. Noi urliamo, li salutiamo e mandiamo baci e applausi. Con foga tremenda quasi ci calpestiamo per un cimbalo, per la setlist (che il maledetto buttafuori non lancia ma consegna a un bimbetto inglese!!!), stremato riesco a impossessarmi di un plettro di Roger, faide mafiose si scatenano per le bacchette di Zack. Lentamente ci dirigiamo all’esterno, sta spiovendo ora che il concerto è finito…
Dopo 2 ore di acqua, a menti calde non è semplice fare un resoconto dettagliato, tutto è dettato dall’euforia del momento, i giudizi si sprecano, salutiamo i compagni di questa incredibile nuotata nel Rock.
Nella stanza d’albergo ridiamo e cerchiamo di ricordare ogni singolo episodio, continuiamo a offendere dio per tutta quell’inutile acqua ma piano piano iniziamo a realizzare ciò che abbiamo vissuto…
Non avevo mai pianto di gioia come quel giorno, neanche per la vittoria mondiale 2006, e ancora in questi momenti, quando rivedo foto o video (sia miei che dei mitici che hanno riempito thewhoitalia.com o youtube.com) di quella supercalifragilistichespiralidosa serata mi vengono i lucciconi agli occhi ed è una sensazione indescrivibile.
Sono passate tante settimane e vorrei tanto che ogni giorno fosse l’11 giugno 2007."
SCRIVETE!!